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venerdì 24 marzo 2017

Four colors of jazz: via libera alla creatività nel suo farsi

Scesi dall'auto alle 19. In largo anticipo rispetto all'inizio del concerto.
La prima cosa che raggiunse il mio orecchio furono le note di Lonely Woman.
Non è possibile, pensai. A Domodossola, un sabato di marzo, clima più che mite e la prima accoglienza in terra ossolana avviene con uno dei miei brani preferiti.
Mi sono fiondata verso la Cappella Mellerio, a circa 50 mt da me.

Four Colors of Jazz - Progetto in 4 serate

Era lì che si sarebbe svolta la serata, ed era proprio lì che il Jazz Art Trio Project (Fabrizio Spadea, chitarra – Roberto Mattei, contrabbasso – Massimiliano Salina, batteria) stava provando. 

Cappella Mellerio - Domodossola - 18 marzo 2017

Immaginavo sarebbe stato un grande concerto. Avevo sentito Fabrizio qualche giorno prima, e lui è uno che non si sbilancia, che cela più che mostrare, ma era carico e soddisfatto, e questa era, per me, condizione sufficiente per credere che, quella sera, avrebbe davvero riservato delle sorprese.
“Red sax” il tema della serata, tre i grandi sassofonisti interpretati: John Coltrane, Ornette Coleman, Wayne Shorter, dieci i brani, elevata la ricerca melodica, timbrica e armonica, coraggiosa la scelta di spaziare dal bebop al free jazz, “un concerto senza compromessi” hanno ripetuto più volte i tre musicisti.


E così è stato, il susseguirsi dei brani ha mantenuto in esaltata tensione il pubblico per tutta la serata, musica complessa, suoni inaspettati, assoli, improvvisazioni, tecnica, novità, talento hanno ottenuto un crescendo di applausi fino al bis finale.
Come dire, omaggiare il sax, senza sax, e non farne sentire la mancanza, è geniale.

Four colors of jazz, il nome del progetto, che attraversando composizioni di grandi musicisti che hanno fatto la storia del jazz focalizza gli appuntamenti (4 in tutto) su strumenti diversi: sax, concerto del 18 marzo u.s., chitarra (22 aprile, Light Purple Guitar), piano (13 maggio, Light Blue piano), tromba (3 giugno, Yellow Trumpet).

Stessi musicisti per una tavolozza con 4 colori, i colori di 4 strumenti, gli strumenti di grandi compositori, le composizioni eseguite con una libertà fatta di coraggio, il coraggio di chi accetta di credere in ciò che ama, l'amore per il jazz, il jazz senza limiti e oltre i confini del consueto, il consueto fatto di intrattenimento musicale ed etichette, le etichette di chi ha necessità di definire il contesto, qui è l'assenza di contesto. 
Un'opera che si crea come su una tela, in cui si ha accesso alla creatività nel suo farsi, in cui il dialogo tra suoni, musicisti e pubblico si compone in quel momento. Citando Miles Davis, preferirei non parlare di jazz ma di social music.
Mi piace pensare al jazz in questo modo, fatto di assenza di aspettative e del piacere dell'abilità che sorprende. 
E' stato un po' come assistere ad una performance musicale di grande livello in cui gli strumenti, abilmente guidati, dicono al pubblico: "non aspettarti ciò che ti piace, ma ciò che ti farò provare ti piacerà".

Ci vediamo il 22 aprile!
Un plauso particolare a tre grandi musicisti che stanno donando tale musica alla Città di Domodossola. Nessun impegno economico da parte dell'Amministrazione per le 4 serate (la scarsità di fondi sulla Cultura ha anche queste conseguenze); concerti ad ingresso libero nei quali l'offerta libera credo sia uno dei riconoscimenti doverosi che il pubblico possa far loro. 





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