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sabato 5 novembre 2016

Con gli scarabocchi parlo e ascolto #scrittureautobiografiche

Da sempre, almeno da quando io ricordi, i colori, pastelli inizialmente, in seguito qualunque materiale mi permettesse di esprimere ciò che sentivo, sono stati compagni inseparabili. Non so come chiamare ciò che mi succede ma è una forma di espressione in cui io trovo rifugio da un lato e grande sfogo dall'altro. Mi permetto forme di astrazione nella creatività che ho sempre trovato fortemente liberatorie.
Credo che i motivi siano molteplici, di sicuro il mio essere istintiva.


Così nel tempo, con frequenza e intensità diverse, ho sempre sentito la necessità di disegnare, colorare, creare e fare collage. Dagli scarabocchi fatti durante una telefonata, alle serate passate a colorare pagine intere di quaderni a quadretti in colori diversi, fino a colorare muri, pannelli e tele. 
Nessuna velleità artistica, è come se parlassi, con me e con altri, attraverso ciò che realizzo invece che a parole. 
Se ascolto o vedo qualcosa che mi colpisce molto o mi emoziona lo rappresento, come mi viene. Oggi ho ascoltato tutto il giorno Franz Ferdinand (mio compagno di viaggi in auto) e così la voglia di disegnare. 
Se leggo o assisto a ingiustizie collettive lo devo esprimere. Mi arrabbio, mi pare assurdo che accadano ancora torture tremende, tratta delle donne, stupri e violenze, intolleranza per le unioni civili e gli omosessuali. E poi sento di tafferugli assurdi per un referendum che non ha ragione di esistere, le primarie che durano un anno, e tutta un'altra serie di idiozie legate a tasse ed economia che non ho voglia di ascoltare. Allora l'istinto mi porterebbe a scendere in campo, "ma come?" - mi chiedo, e scendo in cantina, dove ho il mio piccolo studio. E discuto con pezzi di carta, bombolette e rulli.


Se c'è qualcosa che non mi torna provo a rappresentarmelo. A modo mio, come se dicessi "non possiamo far finta di nulla".

Se con qualcosa voglio fare i conti, ironizzo.


E così, di sicuro non cambio il mondo, ma provo a crederci.

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