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martedì 25 ottobre 2016

Sono una colorista #scrittureautobiografiche

In attesa di essere retribuita adeguatamente e puntualmente in un qualsiasi settore, svolgo altre mansioni e lavori: non retribuiti, per soddisfazione personale, per incapacità innata di stare senza far qualcosa e per indole ad avere per la testa cinquemila progetti alla volta (e volerli realizzare tutti).

Una delle mie considerazioni mentali (di cui già parlavo in un altro post), è la confusione che viene fatta tra lavoro e lavoro retribuito. Io lavoro, il problema è trovare qualcuno che mi paghi per fare ciò che mi piace (e so fare), senza rompermi le palle. Alla domanda "cosa fai nella vita?". Vorrei rispondere con un "chettenefrega", e a volte lo faccio, quando invece mi sento particolarmente gentile inizio a elencare le cose che faccio (mi occupo di Francesco, dipingo, vado in discarica, monto e smonto mobili, mi occupo di giardino in primavera estate, sto realizzando un libro per Francesco, ho montato un video, faccio fotografie, penso, leggo e svolgo qualche collaborazione qui e là). E la domanda successiva è "ma di lavoro?"

Ecco, caro/a questo è lavoro, ovvero:
un'attività produttiva che implica il dispendio di energie fisiche e intellettuali per raggiungere uno scopo prefissato e in generale per procurare beni essenziali per vivere o altri tipi di beni, non solo attraverso un valore monetario acquisito da terzi quale compenso (fonte: wikipedia)
Se invece tu vuoi sapere "chi mi paga?" La risposta è "tu, se vuoi!"
"Dipingi?" "quindi sei un'artista?", no al massimo decoro, e più che artista sono colorista.
Uso l'arte come preferisco, e ho un amore profondo per l'utilizzo dei colori su muri e tele, oltre che su cancelli, tavoli, sedie e ringhiere.

Riporto il mio post di settembre su facebook

In tre giorni ho dipinto un cancello, la ringhiera del terrazzo e dato impregnante al legno sulla scala. In tutto il 2016 è stato il lavoro: più gratificante, meglio remunerato (grazie alla proprietaria di questa casa), che mi ha risparmiato cazzate del tipo "i frutti si raccoglieranno nel tempo se ci crediamo tutti", senza nessuno che ti ruba le idee e ti fa passare pure per esagerata quando lo fai notare, iniziato e finito in tempi celeri e, non, invece, ancora, in embrione dopo settecento incontri futili, senza nessuno che ti dice: "io avrei fatto così" (ma chi te lo ha chiesto, e soprattutto fallo), dove non ho dovuto sprecare il 98% del tempo a compiacere qualcuno la cui opinione, per me, vale meno del fantacalcio. Morale: non dirò mai a mio figlio "studiare è importante per un lavoro sicuro, gratificante, rispettato e ben retribuito" :-)
E aggiungo le ultime attività, in attesa di nuovi muri da colorare



Ispirazione Haring

La lavagna utilizzata

Le pareti della camera

Haring vive con noi

La chitarra di cartone




Non so cosa voglio fare da grande, tante cose di sicuro!


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