Non c'è niente di costante tranne il cambiamento

Blog di Cristina Savi - Trovare nuovi modi per comunicare


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lunedì 5 novembre 2018

Il mio regalo di Natale: pacchetti di consulenza e imperfect soul

Ho già parlato di blog. Ma cosa penso che sia un blog? Un mezzo e non un fine.


Come uso io il mio blog (dal 2010)?

Uso il blog come bacheca (mi rendo conto) o come quelle pubblicazioni bi-annuali, non ho mai usato il mio blog per fare business, ma solo come strumento di comunicazione: veicolo da sempre le informazioni che ritengo servano, quando mi preme dire la mia su un argomento, sfruttando i social per farlo sapere. Non scrivo per forza. La rete è già troppo piena di documenti senza senso.
Scrivo qui quando i caratteri consigliati nei post dei social network sarebbero troppo pochi. Perché non amo chi narra storie o fa proseliti in un post Facebook o Instagram.

Cosa so fare e ha un senso dirvi alla fine di #pilloledifranchezza?

Questi i servizi che posso offrire e ciò che faccio. Li trovate qui 
Così conoscete ance il neonato Imperfect Soul. Una fucina, un insieme di teste, di azioni, di stili, di idee.



Un grazie di cuore a tutti voi che in questi mesi mi avete seguito, a chi mi ha fatto domande o chiesto consiglio.

#pilloledifranchezza 2018 The end

Sotto l'albero: Intorno agli unicorni. Supercazzole, ornitorinchi e ircocervi - Maurizio Ferraris - Ed. Il Mulino

lunedì 29 ottobre 2018

L' e-commerce è in crescita, ma non guarisce tutti i mali

Ormai chiunque, dei miei colleghi, o affermati studi di consulenza, parla di e-commerce quale la frontiera più evoluta per allargare fette di mercato, ovvero aumentare il fatturato, o anche solo per rimanere "vivi" in un sistema economico che non può fare a meno dello sviluppo del commercio elettronico.

E' vero, ci sono dei pro, e vi dirò per chi, e dei contro e farò altrettanto.




I PRO

  • l'artigiano che produce, produce e produce, ha molta merce pronta e deve trovare nuovi canali di vendita perché a livello locale il mercato è saturo
  • il commerciante che ha scelto di vendere prodotti esclusivi e di nicchia, o personalizzati che necessitano di nuovi target (un pubblico non necessariamente residente nel raggio di 20 km) per far fronte alle immobilizzazioni di magazzino, ma anche per vendere ciò che "vende" a parole utilizzando i social.
  • il creativo che vuole testare il mercato senza affrontare il rischio di un'impresa e dei costi di uno spazio fisico, soprattutto se offre pochi pezzi per prodotto e unici
  • i blogger che inventano una linea propria, l'e-commerce è comodo per convertire immediatamente i like dei follower (che altrimenti capite che servono a poco) in moneta, ovvero "pensi sia bello, o buono, puoi acquistarlo direttamente"
  • far parte di un market place, in cui uno entra e compra come fosse in una piazza, perché trova tutti i settori. Quindi unitevi piccole imprese e fate rete. Magari con un blog collettivo (link), incentivate l'esperienza d'acquisto presso di voi e unite le forse per gestire l' e-commerce.
I CONTRO
  • il commerciante che vende grandi marchi non apra un e-commerce suo. Trovi un accordo di scontistica e diriga gli acquisti all'e-commerce già esistente (ormai tutte le grandi imprese commercializzano anche online)
  • cosa succede alla parte emozionale dell'acquisto? Chi volesse solo risparmiare se ne frega, chi invece sceglie prodotti con un acquisto online con budget sopra i 100-150 euro si aspetta l'emozione nella ricezione del pacco a casa. Quindi non pensate che basti uno scatolone riciclato e del polistirolo. Attenzione al packaging e se potete agite sull'olfatto.
  • essere piccoli, fare tutta una serie di attività di comunicazione e rischiare che il cliente potenziale cerchi i prodotti, da voi decantati, online, ma non attraverso voi, ma attraverso gli e-commerce già esistenti in rete. E' facile ormai trovare tutto. Quindi se proprio voleste parlare di un prodotto accertatevi che il vostro fornitore ne sia al corrente e vi riservi un prezzo adatto oppure aprite un vostro e-commerce ma solo ed esclusivamente per prodotti che necessitino di una consulenza per essere acquistati e utilizzati, oppure che creiate dei servizi aggiuntivi all'acquisto che fidelizzino il cliente online (letteralmente poco fedele).  Altrimenti perché uno dovrebbe acquistarli da voi e non su altre piattaforme?
Esiste ormai la possibilità di collegare, gratuitamente, i vostri prodotti (ad esempio presenti sul vostro e-commerce) direttamente dalle piattaforme social più conosciute: Facebook e Instagram.

Per qualunque altra informazione chiedetemi pure.
Se voleste una consulenza trovate tutti i servizi, che offro, qui.

#pilloledifranchezza

venerdì 26 ottobre 2018

Quanto sono soddisfatti i miei clienti?

Una delle cose più rare per la piccola impresa, attività commerciale, in particolare, e con punto vendita, che venda prodotti o offra servizi, è la verifica della soddisfazione del cliente.


Con il termine cliente non mi riferisco, in questo post, a quelli interni all'azienda (dipendenti, collaboratori).

Capita spesso di chiedere, a chi mi interpelli per una consulenza, qualche dato sui propri clienti, le risposte sono spesso troppo vaghe, e ribadisco essere invece un'analisi fondamentale, per agire sulla leva della brandvocates (di cui avevo già parlato, anche qui), per aumentare la marginalità e per comprendere come generare maggiori profitti.

Accade, non di rado, che aziende medio piccole, di punto in bianco si accorgano di aver diminuito il fatturato, che la reputazione che hanno sia pessima e che, chissà perché, sia quasi meglio chiudere.
Una cosa interessante da sapere: acquisire nuovi clienti costa da 5 a 10 volte di più che gestire quelli esitenti, un cliente soddisfatto ne parlerà con 5 persone, quello insoddisfatto almeno con 10, quindi per ogni cliente insoddisfatto, dovreste averne almeno due molto soddisfatti.

Quante indagini di mercato avete fatto?

Chiedere a tre amici clienti cosa piacerebbe loro, non è un'indagine di mercato.

Tenete delle schede cliente, appuntatevi, per i clienti fissi, cosa consumano, con quale frequenza, sottoponete loro, qualche domanda sulla soddisfazione nel servizio e nel prodotto.
Il cliente pienamente soddisfatto è quello che lo consiglierebbe, senza ombra di dubbio, ad amici e parenti.

Per i clienti occasionali, fate una scheda complessiva (cosa chiede, lo avete?, siete riusciti a soddisfarlo? Perchè è venuto da voi? Gli avete dato qualche consiglio utile?), capirete così quale sia la tendenza del momento, su quali prodotti puntare maggiormente e come non farsi trovare impreparati.

Esitono software online, ad esempio Survey Monkey che vi permettono di realizzare gratuitamente delle indagini su larga scala, anche mediante i vostri account social (attenzione alle icone gialle che prevedono servizi a pagamento).

Io per esempio ho realizzato questa e condivisa anche con Messenger.
E' possibile realizzare delle indagini e pubblicarle sul proprio sito, oppure inviarle a mezzo mail o ancora tramite social, le risposte arrivano e vanno ad alimentare ciò che dovreste fare anche in punto vendita con i clienti. Non invadenti, milioni di domande, ma poche, precise e utili.

E anche se potrebbe apparirvi una perdita di tempo consente di verificare come state lavorando e di ottimizzare al meglio le vostre azioni di marketing.

#pilloledifranchezza

Mancia: vi consiglio di leggere un articolo, semplice ed efficace, per comprendere alcune delle strategie di marketing spiegate con un esempio concreto.
Siate generosi nelle informazioni, gradite sono le piccole sorprese e soprattutto se un cliente non tornasse più chiedetevi perché.



lunedì 22 ottobre 2018

Filosofia post, diamoci delle risposte. Dalla parte di chi dovrebbe acquistare.

Sinceramente non mi è molto chiaro perché vi sian tanti like a post inutili.
Vada per gli amici che ti supportano anche quando parli d'aria ma gli altri?

Ho sempre avuto il difetto di non comprendere il perchè sia necessario perdere tempo a raccontare cose finte quando le cose vere sono molto più interessanti per alcuni motivi che vado ad elencare:

  1. non rischio di deludere le aspettative
  2. esprimo una personalità e non la tendenza del momento
  3. sono credibile
  4. dico qualcosa di potenzialmente utile non volutamente illusorio di una realtà che non c'è.
E chi l'ha detto che la realtà non possa emozionare? 
Ci vogliono idee, certo, nuove, situazioni suggestive e informazioni rilevanti.

Rosamunde Pilcher e la scrittura sentimentale

Così ogni volta che vedo piatti, tazze, passeggiate, cenette, abbracci, aperitivi, colazioni, tavole apparecchiate perfettamente, pose fintamente casuali e ci leggo pure dei post che fanno concorrenza a Rosamunde Pilcher mi chiedo ma a quale pro?


La gente è così scema da credere che ciò sia reale? No, è che a tutti piace sognare.

Non è mai capitato ad alcuno di vivere qualcosa di così bello da dimenticarsi di immortalarlo? O ancora di immortalarlo senza preoccuparsi del pacchetto di sigarette dello zio, della borsa dell'amica, dei capelli spettinati di proprio figlio?
Io credo di sì. 
Ecco questa è la realtà.
Il resto è puro marketing digitale.

Ci sta che se una foto fosse sfuocata o buia, cosa la pubblico a fare. 
Ci sta per un fotografo di professione fare scatti impeccabili.
Ma gli altri?
Mi rifiuto di credere che qualcuno ci creda. Davvero.

E dico alle aziende sempre, che il loro più grande investimento sono i clienti e la formazione.

Il resto è puro piacere edonistico, soprattutto i social media. Fondamentale, certo, in questo momento storico, pare, indispensabile; che si studino post interessanti va bene, che sposino la vostra storia, perfetto, ma non che raccontino qualcosa che le imprese o il professionista non è. 

Quindi dico, nessun incanto, per aspiranti influencer, chi vi racconta che basti inventarsi una storia, dice balle. E per le imprese? Una pagina, o più pagine ben studiate: verità, identità, strategie con i clienti (che non vuol dire fregarli, ma prendersene cura pur facendo anche i propri interessi), sono le parole chiave.
I social di sola suggestione non dureranno. Hanno già stancato.
Servono foto belle, ma reali, serve il coinvolgimento di chi vi segue, serve far parlare di voi.
Le foto incredibilmente belle, fatte da fotografi, se potete le consiglio, certo, sono la vostra vetrina digitale; queste però non possono e non devono raccontare nulla che poi il cliente non trovi davvero.

Mancia: focalizzate sempre prima di ogni campagna di comunicazione chi siete davvero e cosa offrite. Un'identità forte non delude. E soprattutto ogni vostra azione volta a convertire i follower in clienti deve assolutamente soddisfare le aspettative.

#pilloledifranchezza 

lunedì 15 ottobre 2018

Influencer, ambassador o brandvocates

Di cosa sto parlando? Di possibili strategie da utilizzare sui social per sfruttare al meglio la capacità di diffusione della rete investendo, con un po' di criterio, il proprio budget di comunicazione (che bisogna avere).

Degli influencer avevo già parlato. E si definiscono influencer, con distinzione tra "Stelle", per intenderci, Chiara Ferragni e Alice Campello e "Stelle nascenti" come Valentina Cabassi, coloro che influenzano (così si crede) le decisioni di consumo, aumentando la propria notorietà e quella di un marchio (o più di uno ormai).
Per parlare di cifre, un post della Ferragni costa all'azienda 12.000 euro (dati 2017).

Ma non sono cifre per la piccola media imprese queste.

Imperfect note book

Meglio concentrarci su Ambassador e Brandvocates (anche detto brand advocates)

Il primo si può immaginare come l'ambasciatore del brand, colui che per proprie competenze riceve un compenso per diffondere comunicazioni, utilizzo di prodotti, proposta di stile. 

In questo caso la piccola media impresa si potrebbe avvicinare a qualcuno di questi, con profili e reputazioni affidabili solo se:
  1. approfondimenti sulla concorrenza, sull'andamento dei prezzi e della distribuzione sappia cosa siano;
  2. si prodighino realmente per la promozione del prodotto/servizio mostrandovi un reale piano editoriale (nel caso di pubblicazione sul blog e post sui social), le iniziative programmate che intende compiere, le attività collaterali che metterà in atto con il brand. Ricordate che li pagate per le competenze non perché fanno belle foto;
  3. vi dica quali obiettivi potrete raggiungere e in quanto tempo.

In mancanza di uno solo di questi fattori, sono soldi buttati via.
Il Brand Ambassador è responsabile della visibilità del vostro marchio e del relativo sviluppo. Deve incoraggiare le relazioni. Fatevi dire come intende farlo. 

Se vorrete buttarvi in questo mondo, navigate, navigate tra i blog che vi interessano di più, guardate i profili social, e cercate le persone che hanno fatto della propria passione una professione, ma seriamente. Che siano preparati sul mercato, o quanto meno sul vostro settore merceologico. 
Non scegliete i cantastorie. 
Interessa di più la vita reale che la pubblicità tradizionale (e ormai quella di molti feed è pubblicità tradizionale) 

Il mio consiglio? Partire con i vostri clienti. Sì , avete capito bene, proprio loro. Sono loro i brandvocates, coloro che verrebbero comunque da voi anche senza che glielo chiediate, sono i consumatori fedeli, quelli che credono nel brand senza che nessuno li abbia pagati per dirlo. 

Ognuno di noi viene influenzato da pareri che arrivano da fonti fidate, cioè da parte di qualcuno che gode della nostra fiducia. 
Chi sono principalmente queste persone? Amici, parenti, colleghi e persone che stimiamo molto.
Tutto il resto, anche sui social, sta diventando una visione passiva di ciò che vuole far apparire il brand. E ha poco appeal sul consumatore finale, che non è proprio scemo. 

Quindi fate parlare i clienti, monitorate quelli migliori, offrite loro esperienze reali, affinate il servizio e la qualità per loro. Lasciate che parlino e interagite con loro, ovviamente.

Invece che 3000 euro per qualche post create iniziative ad hoc per i clienti/consumatori fedeli.
Saranno loro il vostro migliore investimento.

#pilloledifranchezza

Mancia: 
- Marketing 4.0: Dal tradizionale al digitale - Philip Kotler

venerdì 12 ottobre 2018

Dal Mulino Bianco alle stories

Cosa rende diverso uno spot Mulino Bianco dalle stories Instagram di molti influencer anno 2018?

La casa nel verde - Mulino Bianco anni '90

Niente.
Lo stesso vale per i manifesti pubblicitari dei grandi brand e i feed instagram o i post sui blog.

Buon grano - Mulino Bianco
Quanti biscotti avete visto tenuti in mano da qualcuno? Miliardi.
Ancora qualcuno crede che davvero alle 7 del mattino grandi famiglie siano intente a far colazione cercando l'angolazione migliore per la foto? O che questo sia l'immaginario sperato?  Io non ci credo..

Un tempo si pagavano creativi, copy e poi attori o comparse per realizzare spot o campagne media studiate da marketing manager, ora si pagano alcuni blogger (quelli che sono considerati influencer) o le celebrity per fare la stessa cosa, ovvero creare mondi fantastici. 


HopperHQ, lo strumento di pianificazione di Instagram ha analizzato gli 1,2 milioni di post pianificati attraverso la piattaforma e ha scoperto che solo per un quinto (21%) di post sponsorizzati era chiaro che l'utente era stato pagato per pubblicare contenuti. Scoprì anche che, in media, 1 su 20 utenti di Instagram ora monetizzano i loro post e che i contenuti sponsorizzati sono aumentati di oltre un terzo su Instagram (34%) dal 2015!
Le aziende sono davvero ancora convinte che destinare il proprio budget a un paio di post o qualche stories possa funzionare? Forse adesso ancora sì.

Ma l'influencer serve alla piccola media impresa? No.
Per gli stessi motivi per cui il piccolo ristorante o la parrucchiera non pagavano campagne media TV negli anni '90: non vi sono i budget, numero uno, e in secondo luogo i ritorni sull'investimento sono troppo lenti, se mai vi saranno. Fa prima a fallire.

Per quali settori l'influencer potrebbe essere utile alla piccola impresa? Solo laddove quest'ultima abbia prodotti da vendere online o siano venduti in modo capillare nella grande distribuzione organizzata o che crei corner shop/repliche di uno stile ovunque nel mondo. Ecco allora sì, potrebbe avere un senso. Con altri compensi, ovviamente. In tutto il resto dei casi, meglio investire il budget di comunicazione e promozione in altre vie. Tornerò su questo punto.

Se un influencer vi dicesse ho 30.000 followers o un milione di followers cosa rispondere? Brava. E io come posso giovare di tutto ciò? Chiedete sempre i risultati reali.
Perché l'organizzazione aziendale non è uno spot Mulino Bianco.

#pilloledifranchezza 

Mancia: trova la tua storia. Le stories instagram sono un ottimo strumento di content marketing. E gli utenti attivi sulle stories sono in crescita. Qui puoi far conoscere qualcosa in più della tua azienda senza stravolgere l'immagine che hai creato nei feed. 




mercoledì 10 ottobre 2018

Far vivere esperienze al cliente non solo sui social

Quali clienti? Potenziali ed effettivi.
A quelli persi ci dedichiamo in un altro momento, meritano uno spazio tutto per loro.

Come siamo arrivati qui? 
Fino a quando c'era ancora qualcosa da inventare, o quanto meno da riadattare a un contesto diverso, forse saperlo solo raccontare sui social (e nelle news del sito anni fa) era sufficiente. Ora no.


Photo by Alex Loup on Unsplash
Photo by Carissa Gan on Unsplash


Photo by Marc Babin on Unsplash


La capacità di copiare ed emulare altre pagine social è così immediata e veloce che il tuo racconto diventa il racconto di altri, con tutte foto simili e testi più o meno patetici come ne abbiamo già letti un milione e il rischio di interessare pochissimo pubblico.

Ciò che io dico alle imprese, anche microscopiche, ai pionieri, o a chi sente di avere un prodotto forte, è non fermatevi ai social media, alle foto tutte uguali. Questo non fa la differenza. Un blog con contenuti vostri può farla (con video brevi) e puntate sull'esperienza ma quella vera, non quella finta e veicolata per fare una foto. Quelle ormai le troviamo ovunque, gratuitamente.

Vedete le foto che ho pubblicato? Sono bellissime. 
E quante uguali a queste o simili avete visto sfogliando account, blog, pagine? Un'infinità.
Ma queste foto potete trovarle di qualità magnifica e gratuitamente su Unsplash , quindi, o siete un fotografo (e siete giustificati a pubblicare scatti solo suggestivi), oppure, basta foto tutti uguali e finte, ricavate da un set, sempre uguale peraltro.




IDEE:
Porta i tuoi clienti a raccogliere le erbe, se è questo che ti interessa, la prima volta è gratuito poi avrà un costo a persona. Tu aggiungi valore alla tua storia e loro sono felici dell'esperienza e parleranno di te.
Organizza un workshop gratuito per le tue clienti in cui insegni loro ciò che sai fare, loro si sentiranno privilegiate e avranno acquisito dei trucchi, tu avrai guadagnato in fiducia.
Programma delle degustazioni con i clienti migliori, quelli che meritano un benefit, poi puoi anche parlarne sui social, ma magari lo faranno direttamente loro.
Hai un prodotto nuovo, vincente, unico? Perché non andare a testarlo sul campo, nella vita reale, tutti insieme. Il costo di questa giornata per te è un investimento che ti tornerà di sicuro.
Trasmetti la tua passione organizzando giornate per far vivere il tuo mondo, i clienti arriveranno, e la percentuale delle persone soddisfatte ti farà da volano alla promozione.

Favorisci le interazioni tra i tuoi clienti, alimenta la curiosità reale verso la tua attività, offri esperienze genuine, in qualunque settore, anche quello di lusso.
Non regali niente a nessuno, non stai facendo beneficenza, non ti stai svendendo stai investendo.

Punta sui contenuti, trasforma quelli del blog in esperienze reali. E perché no, potrebbero essere gli stessi clienti ad aiutarti a creare contenuti.

#pilloledifranchezza

Mancia: io faccio così, penso, creo e organizzo esperienze (come quelle che avete letto sopra) per alcuni dei miei clienti (che nel mio caso sono altri professionisti o imprese) da far vivere loro direttamente, per settori del mercato di appartenenza, o per i loro clienti.

martedì 9 ottobre 2018

Marketing non è promozione

Se vi dicessi beverage e vino? Oppure gardening e coltivazione?
Vi suonerebbe strano vero? Un po' ripetitivo e senza alcun senso.

Per il marketing e la promozione è la stessa cosa. Perché la promozione è una delle attività di marketing, quindi come se dicessi: prodotto, prezzo, distribuzione, promozione e promozione.

Riporto, pari pari, un pezzo di un mio post del 19 gennaio 2016 (ero ancora più pesante di adesso)

COMUNICARE LE INFORMAZIONI D'AZIENDA  
livello aziendale la comunicazione è una delle leve operative del marketing.
Il marketing non è solo:
  • la pubblicità, la promozione e la vendita o
  • l'insieme delle indagini di mercato per determinare bisogni e domanda

Spesso si confonde il termine in queste accezioni ma il marketing si declina nelle diverse forme. Nell'orientamento al mercato, il marketing non è solo azione (promozione e vendita) ma anche analisi, nella sua concezione strategica. 
Marketing, pubblicità e comunicazione non sono sinonimi.
Nel fare marketing, ci si occupa di : prodotto, prezzo, distribuzione (place) e promozione (pubblicità, social media, fiere, pubbliche relazioni, etc). 
La comunicazione ha a che fare con tutti i modi in cui l'azienda interagisce con il cliente, quindi non solo con le attività promozionali ma anche con prezzo, prodotto e distribuzione.Quindi tra gli obiettivi strategici dell'impresa (marketing strategico) vi si trovano: un' analisi costante dei bisogni e la ricerca di nuovi concetti di prodotto, che garantiscano all'impresa un vantaggio competitivo difendibile nel tempo.Mentre il marketing operativo, che si declina nelle azioni di commercializzazione del prodotto, ha tra i suoi obiettivi far conoscere i prodotti, valorizzarli e raggiungere il cliente senza doverlo ricercare. Ed è tra le leve di marketing operativo che vi si trova la comunicazione
Perché è alquanto raro che l'oggetto/prodotto/idea siano già conosciuti da tutti i clienti potenziali, che la domanda superi l'offerta e che non vi siano concorrenti.Obiettivo della comunicazione di marketing, oltre al "far sapere", è il far sì che il proprio prodotto acquisisca valore agli occhi del potenziale cliente, per fare ciò si avvale di diversi strumenti esterni ed interni, valoriali e tecnici quali: la coerenza, l'opportunità, la chiarezza, la pubblicità, i social media, la forza vendita.Resta sempre valido il concetto che definisce una comunicazione di marketing efficace se è in grado di influenzare esperienze e percezioni in modo coerente con la strategia di posizionamento della marca, aumentarne il valore, creare clienti fedeli e stimolare le vendite.
Bene, ora possiamo andare avanti!
#pilloledifranchezza

lunedì 8 ottobre 2018

Creo un blog? Ma devo sapere cosa dire.

Avete pensato al vostro di Blog?

Photo by Andrew Neel on Unsplash

Quando non farlo:

  1. quando avete poco da scrivere
  2. qualora non abbiate voglia di scrivere
  3. se la tematica che vorreste trattare è limitata ad un periodo di tempo troppo breve e comunque non ripetibile

Quando sì:
  1. quando più volte avete sentito il desiderio di voler condividere ciò che conoscete
  2. se sentite che vi manchi un luogo per farvi scoprire realmente
  3. se avete un prodotto così esclusivo o fate così particolari che dirlo potrebbe interessare a molti
Come farlo?
Ci sono piattaforme che permettono di crearne di ottimi in semplici passi: wix per esempio.
Per iniziare va benissimo.
Qualora abbiate un sito web potete collegarlo direttamente al dominio esistente, in caso contrario potete anche acquistarvi il dominio che vi interessa (verificate qui la disponibilità del nome).
Se scrivere non fosse il vostro forte chiedete aiuto a chi, come me, scrive testi anche per altri. Ribadisco l'importanza, però, dell'originalità dei contenuti. Devono essere qualcosa che vi rappresenti davvero.

E poi cosa scrivere?
Date informazioni, siate generosi, fornite contenuti che conoscete.
Nel caso di punti vendita o attività che richiedono il passaggio di pubblico non dimenticate di parlare anche della vostra zona territoriale. Vi sembrerà uno spreco di tempo e di risorse ma nel tempo vi ripagherà.
Per le foto, qualora non necessitiate di scatti particolari ai vostri prodotti, ma cerchiate foto generiche e suggestive di qualità, ricorrete a questa raccolta di immagini.

Quanto scrivere?
Questa è la parte più delicata, appurato che creare un blog è cosa davvero semplice, bisogna iniziare a scrivere i contenuti e soprattutto ad aver chiaro un piano editoriale almeno trimestrale.
Ovvero cosa pubblicare, almeno una volta a settimana per i prossimi tre mesi.

#pilloledifranchezza

Mancia: un'idea per pianificare i contenuti dei post su Instagram. Esempio di pianificazione. Magari non è necessario così dettagliato e quotidiano ma con una certa costanza e coerenza quello si!! Come le vetrine, ricordate?





venerdì 5 ottobre 2018

Cosa potete fare voi sui Social

C'è una linea che divide ciò che potete fare voi da ciò che invece richiede la consulenza esterna di un professionista.

Solitamente questa linea è netta.


Voi cosa potete fare e quando?
- se ciò che vi interessa è solo pubblicare ciò che fate, fatelo da voi. Datevi un minimo di piano editoriale. Non un post il 3 febbraio con una foto, l'altro il 12 maggio con una barzelletta e l'ultimo ad ottobre con la condivisione di un link qualsiasi (tema libero). Di solito non funziona.

Come?
Usate delle App molto utili: Canva e Unfold, rispettivamente utili per crearvi delle grafiche carine e per realizzare le stories per instagram. E programmate.

In questo caso pagare chi vi gestisca i social non ha molto senso e non riuscireste a capire perché dovete pagarlo tanto.

Il consulente o chi vi gestisca i social quando serve e a cosa?
  1. se non avete la minima idea o la minima voglia di dedicarvi ai social serve qualcuno che lo faccia per voi. Un pò come avere la donna delle pulizie o il giardiniere. E bisogna pagarli. Non ci sono scuse del tipo "ma è una fotina", "ma sono solo due post a settimana".
  2. se voleste farvi fare una consulenza da qualcuno che vi dica quali social sono i più adatti a voi, come gestirli, come impostare la linea perchè sia comunicabile dovrete rivolgervi a un consulente. Un po' come andare dal meccanico, dall'estetista o dal dentista
  3. se avete degli account penosi e richiedete il consulto e l'intervento temporaneo di chi ve li metta a posto, serve il consulente. Come chiamare l'idraulico, la revisione caldaia o l'elettricista. 
Qualora il consulente e il relativo piano di comunicazione digitale, fatto di strategie, con annessi e connessi, contatti, relazioni, iniziative vi sembrasse troppo oneroso per le vostre casse, e potrebbe essere, io consiglio di mettervi in rete
Tra realtà simili o attigue a livello geografico o settoriale pagate l'esperto del settore insieme, definite la campagna coerente per tutti voi e potrete suddividervi le spese.
Create un blog o sponsorizzatene uno, create mini video, fate tutorial su temi particolari e collegate le vostre singole pagine social. 
Ad esempio parlate di benessere, di un'area del territorio, di una tecnologia particolare, di una tecnica, di alcuni "trucchi del mestiere", etc. 
Ma metteteci i contenuti.
Organizzate esperienze reali. Da voi. 


#pilloledifranchezza

Mancia: il 55% degli esperti marketing dice che i contenuti blog siano la priorità per il marketing in entrata (cioè quello necessario a farvi trovare) - Statistiche Marketing